Un
mondo primitivo, naive, cui non e estranea qualche suggestione di cultura (avrà
mai visto il solitario Ferlazzo la poetica elegia di altri, più famosi,
suoi compagni di strada ?).
Ma il mondo del pittore Ferlazzo e genuino: scorci dei suoi paesi, della sua
terra, con un più di visìonarietà che trasferisce luoghi
consueti della vita nel territorio della fantasia e del sogno.
I fiori di Ferlazzo sono araldiche composizioni, creano una parete di pittura
dove ogni forma ha il suo luogo e l’insieme gravita in quella leggerezza
spaziale che solo distingue le opere veramente realizzate in senso fantastico
e poetico. Fiori e frutta: nature morte di sapore antico, come descrizioni fantasiose
sui muri affrescati, con immissioni, garbate, spesso ironiche e suadenti, di
presenze ad animare la staticità degli oggetti naturali: un faggiano
una tremula farfalla, una piccola, perlacea lumaca.
Ferlazzo è un pittore gentile, che non s’esprime se non nei toni
pacati di una serena contemplazione della natura: esaltata nei suoi colori,
ma sempre secondo una compostezza compositiva che induce un senso di serenità
e di pace nei soggetti rappresentati. Nella natura muovono gli uomini e gl animali,
la scena si anima per il passaggio di effimere creature, le nuvole, o per il
silenzioso, interno ravvivarsi delle forme vegetali sotto l’impulso della
mano creatrice del pittore. La pittura è sostanziata da una pasta cromatica
dura, come se gli aspetti delle cose fossero scolpiti nella colorata materia
di un’immaginazione che è talmente fervida da reinventarsi il sapore
della tavola antica.
Lo spazio di Ferlazzo ha poco di naturalistico: ovvero e lo spazio della fantasia
e della mente, dove la natura ritorna con sembianti mutati dalla poetica rievocazione
dell’artista. I piani appaiono ribaltati, conseguenti quasi a quell’abolizione
di distanza che l’artista realizza avvicinandosi con amoroso sentimento
agli aspetti del vero. Essi sono vicini: il primo piano dove si estendono fioriti
prati, ma anche l’orizzonte dove s’accampano le maestose montagne,
e le palme e i pini s’ergono maestosi.
Spesso Ferlazzo combina natura morta e paesaggio: quest’ultimo è
lo sfondo sul quale si collocano le variopinte presenze animate da una vita
interna e naturalmente disposte nel vasto luogo naturale che il pittore reinventa.
Sono sorprendenti, i paesaggi di Ferlazzo, per la varietà di vita che
egli riesce ad infondere nelle complesse scene di paese. Ferve animazione nelle
strade popolate di un’umanità osservata, e trascritta, dal pittore
con benevolo sguardo, il paesaggio assume una connotazione favolistica, pur
nel rispetto della sua essenziale fisionomia, per l’aggrovigliarsi strano
delle nuvole, per lo sfolgorante rifulgere del sole, per l’ergersi imponente
della vegetazione arborea. Ferlazzo dipinge un teatrino di paese, ma la sua
trascolorante fantasia ha il potere di trasferire gli aspetti del mondo in una
sfera dove il brillio, che la pittura ad essi conferisce, allude ad una loro
duratura vita.
Gianfranco Bruno