Genova, 11-1-1978

Egregio Cavaliere

Signor Gaetano Ferlazzo,
da alcuni giorni sono in possesso della Sua lettera e di quella del Signorino Giuseppe e con la bella sorpresa delle fotografie delle Loro opere.

Di me e delle loro espressioni tanto cordiali, vivissimi ringraziamenti da me e da tutta la mia famiglia; tutti insieme poi, come in un coro cantiamo all’indirizzo Suo e di tutta la Sua distintissima Famiglia i nostri sinceri auguri per l’ottimo proseguimento del Nuovo anno testé incominciato.

Ho notato la quasi impazienza del Figlio di potere tornare a Genova dove è cresciuto e forse anche nato perciò è giusto che la dica SUA. Può darsi che il Papà si senta un pò amareggiato per questo distacco dalla terra dei Padri, ma la gioventù ha i suoi diritti e la grande città offre maggiori possibilità di emergere, tanto più se si possiede una laurea o un diploma e nel caso specifico, un temperamento artistico.

Sicché nella Famiglia sono tutti artisti. I dipinti Suoi, signor Gaetano, sia per l’originalità della composizione come per la sincerità del racconto si mantengono nella preziosità di quelli che ho già ammirato precedentemente: in una città come Genova dovrebbero trionfare, dunque avanti così che la strada è buona.

I dipinti del Signorino Giuseppe sono di una qualità ottima ma all’opposto di quelli del Papà i quali sono eseguiti con un senso di devozione e come se il pittore, volesse chiedere scusa ai fiori se gli è venuto il pensiero di rappresentarli. Infatti chi osserva i dipinti del signor Gaetano non vede il pittore che li ha fatti, ma vede e gode di tutti gli elementi rappresentati nel loro significato poetico e trascendente.

Il Signorino è bravo, fin troppo bravo; sicuro nel disegno, delicato nel colore; destinato a diventare un pittore di grande statura quando avrà perfezionato il tema della composizione.

Quanto ho scritto non ha valore nel campo dell’arte: e solo un modo di vedere mio particolare e che può essere, anzi lo è: “sbagliato”. Egregio Cavaliere; Signor Giuseppe, scusatemi della libertà che mi sono preso; non pensate che abbia scritto, ma fate conto di esserci incontrati per caso e che abbiamo fatto una chiacchierata.
Chiudo col rinnovare i migliori auguri di buona salute di buon proseguimento e di tutto quello che il cuore desidera.

A Lei Egregio Cavaliere ed alla Sua distintissima Famiglia i nostri ossequi.

Dev.mi

                   Luciano Arrigoni e Famiglia